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Quei gruppi coordinati che inquinano il dibattito sui social media durante le elezioni politiche

Pubblicato su PNAS, prestigiosa rivista americana della National Academy of Sciences, lo studio condotto dal CNR che svela come si manipolano le opinioni online

È stato pubblicato su PNAS (Proceedings of National Academy of Science), l’articolo “Temporal dynamics of coordinated online behavior: stability, archetypes, and influence”, realizzato da un gruppo di scienziati coordinati da Stefano Cresci dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR. Il paper affronta il tema del “comportamento coordinato” degli utenti in rete, concentrandosi su come questo inquini i dibattiti politici online soprattutto durante i periodi di campagna elettorale. 

Le campagne sui social media si sono rivelate negli ultimi anni il principale strumento per plasmare l’opinione pubblica in vari ambiti della società, raggiungendo un vastissimo numero di persone, cittadini, elettori, con l’intenzione di manipolarne (a volte in modo malevolo) le decisioni e le scelte. Questo tipo di comunicazione spesso si basa su un mix di account veri e falsi che lavorano in modo coordinato su larga scala per diffondere efficacemente e a grande velocità dei contenuti falsi o comunque di parte, sfruttando una dinamica “paritaria” tra le persone. 

Ci siamo concentrati sull’evoluzione nel tempo delle campagne coordinate su Twitter durante due recenti elezioni politiche, quella del 2019 in UK e quella per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti nel 2020, e questo nuovo approccio ci ha dato risultati molto interessanti” spiega Serena Tardelli, ricercatrice IIT-CNR, prima autrice dello studio. “L’analisi ha permesso di studiare il modo in cui alcuni utenti si sono spostati da una parte all’altra dello spettro politico proprio nelle settimane precedenti il voto. Ad esempio, abbiamo visto che nel caso delle elezioni UK le comunità di Laburisti hanno via via “sottratto” utenti a quelle dei Conservatori, per tutta la durata del dibattito”.

“I metodi di studio più avanzati che vengono utilizzati per rilevare i comportamenti coordinati sui social media – spiega Stefano Cresci – di solito eseguono analisi statiche, mentre la nostra analisi si basa sull’uso di reti temporali per esaminare l’evoluzione del dibattito, al fine di individuare le comunità di utenti che compiono azioni coordinate nel corso del tempo”.

Cresci studia da anni il cosiddetto coordinated behaviour degli utenti e il modo per identificare questi comportamenti scorretti e permettere alle piattaforme di prendere contromisure e migliorare la qualità dei loro ambienti virtuali. Su questi temi Cresci ha vinto qualche mese fa anche il prestigioso ERC Starting Grant, un premio da 1,5 milioni di euro per sviluppare un progetto di ricerca, DEDUCE, dedicato alla moderazione dei contenuti sui social media. 


Lo studio ha rilevato – aggiunge Cresci – che esistono tipologie di utenti con comportamenti molto diversi tra loro: ci sono ad esempio gli indecisi, che non si legano a nessun partito, i fedelissimi che al contrario non si muovono mai dalla loro comunità di riferimento, e quelli che vengono convinti, cioè che si spostano da una comunità ad un’altra senza più andarsene. La nostra metodologia consente quindi di studiare molto meglio l’evoluzione dei dibattiti online e magari in futuro sarà anche possibile predire dove penderà l’ago della bilancia politica, almeno per quel che riguarda i dibattiti sui social.

Fanno parte del team di ricerca e sono firmatari della pubblicazione anche Leonardo Nizzoli, Maurizio Tesconi (IIT-CNR), Mauro Conti e Giovanni Da San Martino (Università di Padova) e Preslav Nakov (Mohamed Bin Zayed University of Artificial Intelligence, Abu Dhabi).

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